Lavorare insieme per una città ideale. D(i)ritti alla residenza.

Formare quanti operano nell’ambito del servizio alle persone senza dimora per garantire dei servizi per il benessere della persona uscendo dalla logica dell’assistenzialismo valorizzando la comunità locale. Era questo l’obiettivo di LAVORARE INSIEME PER UNA CITTÀ IDEALE, un progetto maturato all’interno del Tavolo Inclusione del Comune di Padova (Settore Servizi Sociali) e realizzato lo scorso autunno da Caritas Padova insieme al Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università degli Studi di Padova, e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

Progetto che ora presenta i suoi “frutti” con la pubblicazione di due volumetti: Lavorare insieme per una città ideale e D(i)ritti alla residenza.

Il primo raccoglie il percorso fatto, gli ambiti e le sfide affrontate, la carta dei valori e le proposte per il futuro. Il secondo, che è la prima realizzazione delle proposte ipotizzate, è una guida – un vademecum – per quanti lavorano con persone senza dimora e per i cittadini per sapersi orientare sia sul piano legislativo che pratico nell’ambito dell’iscrizione anagrafica.

Due strumenti che saranno distribuiti nei prossimi giorni a quanti operano nell’ambito della grave marginalità.

LAVORARE INSIEME PER UNA CITTÀ IDEALE

L’opuscolo ripercorre il progetto stesso nella sua struttura, sviluppo e temi trattati. 

Il progetto si è articolato in sette incontri sviluppati nel trimestre settembre-dicembre 2021, con lezioni frontali e attività di gruppo. Vi hanno partecipato 17 organizzazioni presenti al Tavolo inclusione del Comune di Padova, con una media di 25 partecipanti per incontro. Si tratta di organizzazioni che operano principalmente con persone senza dimora adulte, ma anche con richiedenti asilo e rifugiati politici; persone immigrate irregolari; persone con problemi di dipendenza; persone con problemi di salute mentale; persone indigenti/svantaggiate.

Nei sette incontri sono stati affrontati i seguenti temi:

  • i principi che guidano l’agire professionale
  • il primo passo: la residenza
  • accesso alla salute: diritto o conquista?
  • casa e lavoro: due sfide a braccetto
  • attività e ambienti che favoriscono benessere psicologico, inclusione e socializzazione
  • formazione, supervisione e valutazione: tre ingredienti per prevenire il burn out
  • mettersi in rete: quale futuro?

Il percorso di formazione voleva essere il punto di partenza di un modello di condivisione di buone prassi in grado di consentire agli enti di continuare a collaborare nel tempo e di studiare insieme soluzioni sempre più adeguate ed efficaci nel contrastare il fenomeno della grave marginalità. 

Ecco allora, che all’interno del percorso di formazione è stata redatta una “carta dei valori”, articolata in quattro punti/parole d’ordine: centralità della persona, inclusione sociale, ascolto, accoglienza, da tradurre in comportamenti e atteggiamenti verso le persone e nelle relazioni.

Ampio spazio del volumetto è poi dedicato alle PROPOSTE PER IL FUTURO, emerse dal lavoro, che vanno dal lavoro in rete all’attenzione alla salute delle persone senza dimora ma anche al benessere dei professionisti e ai loro bisogni formativi. Proposte che diventano anche spunti nel pensare a un sistema dei servizi in rete che non si occupi solo di risolvere problemi ma che investa in un sistema di pensiero.

Proposte per le organizzazioni, per gli utenti, per i professionisti.

Per le organizzazioni:

  • un sistema informatizzato della rete per far circolare iniziative di ogni organizzazione;
  • creazione di un database condiviso dove inserire le principali informazioni sull’utenza dei propri servizi;
  • costituzione di una “cabina di regia” stabile che elabori progetti e serva da collegamento con le organizzazioni che operano sul territorio in rete;
  • un vademecum che raccolga le norme istituzionali in tema di salute, le procedure da seguire e i ruoli svolti dagli enti che lavorano nell’ambito dell’accesso alla salute;
  • un vademecum in tema di residenza che contenga sia la normativa che la procedura per ottenere la residenza per le persone senza dimora, che è già stato realizzato: D(I)RITTI ALLA RESIDENZA

Per gli utenti:

  • ambulatori destinati a persone che non sono inserite nel sistema sanitario nazionale, non possiedono documenti o non dispongono di una residenza;
  • presidi in cui poter richiedere prescrizioni di farmaci, ma anche per il reperimento e la distribuzione degli stessi;
  • strutture adibite a luoghi per la post degenza;
  • piccoli ambulatori territoriali diffusi che possano canalizzare le richieste e rendere più chiari ai servizi e all’utenza quali iter prevede un percorso di cura;
  • un programma di riduzione del danno, ovvero un servizio svolto per strada o in strutture di facile accessibilità, durante il quale sostenere le persone senza dimora che presentano una dipendenza da sostanze.

Per i professionisti:

  • supervisioni mensili all’interno delle organizzazioni e incontri bimensili aperti alle realtà del territorio in modo da favorire il confronto;
  • formazione permanente indirizzata ai professionisti e alle professioniste dei servizi per persone senza dimora, caratterizzata da incontri strutturati e costanti nel tempo e che approfondiscano argomenti specifici che rispecchino i bisogni degli operatori e delle operatrici (ma anche di volontari e volontarie).

Fonte: Ufficio Stampa Diocesi di Padova