Collaborazione su ordinanza Protezione civile

ORIENTAMENTI

rivolti alle Parrocchie e Caritas delle Diocesi di Padova

PER COLLABORARE NELLA GESTIONE DEI FONDI GOVERNATIVI PER L’EMERGENZA ALIMENTARE

Rev. 31/03/2020

E’ stata firmata dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli l’ordinanza (OCDPC 658 del 29/03/2020 scaricabile in fondo alla presente pagina) che stanzia 400 milioni ai Comuni per distribuire aiuti alimentari a chi ne ha bisogno. Il testo finale conferma che il contributo per ciascun comune non possa essere inferiore a 600 euro. L’80% del totale, 320 milioni, viene ripartito tra le amministrazioni in base alla popolazione, mentre il 20%, 80 milioni, viene distribuito in base alla differenza tra il reddito pro capite e il reddito medio nazionale. 

I Comuni possono distribuire i 400 milioni stanziati dal governo per l’acquisto di buoni spesa – prevede l’ordinanza – utilizzabili per l’acquisto di generi alimentari o per comprare e distribuire direttamente generi alimentari e prodotti di prima necessità. Nel testo non viene specificato l’importo dei buoni spesa. L’ufficio dei servizi sociali di ciascun Comune individua la platea dei beneficiari: viene data priorità a chi non sia già destinatario di altro sostegno pubblico (come il reddito di cittadinanza). Mentre per l’acquisto e la distribuzione dei beni ci si può avvalere di enti del terzo settore. I Comuni possono anche destinare all’acquisto di generi alimentari i fondi derivanti da eventuali donazioni, che possono confluire su conti correnti bancari appositamente aperti. (testo tratto da www.ansa.it)

Per spirito di corresponsabilità  sono auspicate tutte le forme di collaborazione che ogni Caritas parrocchiale/inter-parrocchiale/vicariale sarà in grado di sostenere su proposta del Comune o dei Comuni ai quali appartengono.

Si  propongono però  in merito alcune importanti  attenzioni rispetto alla modalità di operare.

0. Premessa

È da comprendere bene il ruolo dei Comuni, in particolare essere consapevoli  che è loro prerogativa l’individuazione della platea dei beneficiari

Le Parrocchie/Caritas non potranno assolutamente sostituirsi in questo ruolo per ciò che riguarda l’assegnazione dei beni acquistati con fondi comunali, assumendo un ruolo di capofila o decidendo autonomamente criteri di assegnazione. In caso di collaborazione i volontari delle Parrocchie potranno soltanto essere esecutori materiali di indicazioni date dai Comuni.

Come indica il testo sopra proposto, il ruolo del terzo settore (al quale possiamo equiparare Parrocchie e Caritas) è limitato a due azioni:

  1. Acquisto di beni (generi alimentari e/o buoni spesa)
  2. Distribuzione di beni (generi alimentari e/o buoni spesa)

1. Nota sull’acquisto di beni

Potrebbero presentarsi almeno due ipotesi:

  • Il Comune fa da centro di costo, cioè acquista i beni: buoni spesa e/o generi alimentari
  • Il Comune chiede ad un soggetto del terzo settore (ad esempio una Parrocchia) di fare da centro di costo, cioè di acquistare i beni (buoni spesa e/o generi alimentari) con fondi girati dal Comune sul conto corrente della Parrocchia.

Nel primo caso non c’è nessuna implicazione per le Parrocchie a cui è richiesta una collaborazione perché la collaborazione sarà ad altro livello (vedi paragrafo 2).

Nel secondo caso crediamo che sia troppo impegnativo per una parrocchia accettare questa forma di collaborazione e suggeriamo al Parroco qualora sia di parere diverso confrontarsi telefonicamente con Caritas diocesana prima di decidere in tal senso.

Se fosse chiesto un parere alle Parrocchie/Caritas ci sentiremmo di consigliare ai Comuni l’acquisto di buoni spesa da utilizzare in supermercati convenzionati invece che l’acquisto di beni alimentari. Crediamo che questo andrebbe maggiormente a rispondere ai reali bisogni delle persone.

2. Nota sulla consegna e/o distribuzione dei beni

Se il Comune facesse richiesta  di allestire il magazzino comunale in un locale parrocchiale si utilizzi per questo scopo uno spazio diverso dal magazzino parrocchiale abituale dei generi alimentari della Parrocchia. Inoltre per garantire la trasparenza è più opportuno che i volontari che gestiscono il magazzino parrocchiale siano diversi da quelli che gestiscono quello comunale.

Se la distribuzione dei beni acquistati (buoni spesa e/o generi alimentari)  fosse affidata alla Parrocchia/ Caritas è necessario che essa si limiti a seguire pedissequamente le indicazioni di beneficiari ed importi/quantità fornite dal Comune (in questo caso non deve essere usata nessuna discrezionalità da parte dei volontari).

La distribuzione di beni (buoni spesa e/o generi alimentari) di norma dovrà avvenire su trasmissione da parte del Comune di liste di nominativi, indirizzi, valore economico dei buoni ed eventualmente descrizione e quantità dei generi alimentari ai soggetti che si sono resi disponibili per la consegna. In questo modo è garantita la paternità da parte del Comune della scelta dei beneficiari.

Queste forme di collaborazione con i Comuni sono da sostenere con convinzione:

  1. sia da parte dei volontari Caritas, sia coinvolgendo altri soggetti della Parrocchia disponibili e idonei a questo servizio per criteri di salute, forza fisica ed età. In questo modo verrebbe esteso il compito caritativo oltre la Caritas parrocchiale e si attiverebbe una più ampia rappresentanza della comunità cristiana.
  2. perché monitorando a chi viene rivolto l’aiuto del Comune, la Caritas può in modo complementare sostenere con maggior impegno chi si trova in stato di necessità, ma non viene raggiunto dagli aiuti del Comune (ad es. chi non è residente pur abitando nel territorio della Parrocchia, o chi è destinatario del reddito di cittadinanza)
  3. Se qualche beneficiario non è nelle condizioni di fare la spesa da solo (oppure non è in grado di spendere bene i suoi soldi…) i volontari possono aiutarlo in questo spendendo il buono spesa assegnato dal comune, stilando con lui ad esempio la lista della spesa e consegnandola.
  4. La Caritas parrocchiale rimane libera di integrare e/o di fornire gli alimentari provenienti dal proprio magazzino (per questo è necessario sia diverso da quello comunale) a sostenere le persone già conosciute o quelle che si presentano per la prima volta a chiedere un aiuto.

3. Nota sulla modalità di formalizzare le collaborazioni

Si suggerisce di chiedere ai Comuni di stipulare delle convenzioni ad hoc tra il Comune e tutti i soggetti coinvolti in modo che siano chiari i rapporti tra le parti e che ad ognuno siano attribuiti compiti specifici e riconosciute capacità e ruoli specifici all’interno del progetto. Sia data attenzione anche al tema della privacy.

4. Nota sulla comunicazione di dati

Se il Comune dovesse domandare alla Caritas liste di persone che potrebbero avere bisogno dell’aiuto del Comune si sconsiglia di fornire elenchi dei beneficiari per evitare rimostranze da parte di chi vedesse i suoi diritti di privacy lesi nel ricevere una chiamata dal Comune senza aver mai fatto nessuna richiesta.

Si consiglia invece di:

  • Chiedere al comune il canale attraverso il quale intende raccogliere le richieste delle persone (numero telefonico, numero dei servizi sociali…) e se ci sono dei requisiti minimi; successivamente impegnarsi a comunicare come Parrocchia o Caritas questo recapito direttamente ai beneficiari;
  • Quindi telefonare a tutti i beneficiari che potrebbero avere necessità di tipo alimentare e invitarli a contattare il comune per verificare la possibilità di aiuti. Attenzione a non dare per certi gli aiuti, per non illudere.