Mercoledì 12 dicembre 2018

II MERCOLEDÌ DI AVVENTO

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (11,28-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Riflessione

Mi precipito al telefono ogni volta che suona, nella speranza, ogni volta delusa, che possa essere Dio che mi telefona, o almeno uno dei suoi angeli di segreteria.

È stato uno dei maggiori esponenti del cosiddetto «teatro dell’assurdo»; ma negli anni antecedenti alla morte, avvenuta a Parigi nel 1994, il drammaturgo Eugène Ionesco, rumeno di nascita e francese di adozione e di lingua, si era accostato ai temi religiosi, come è attestato da questa sua curiosa testimonianza. Anche oggi molte persone sono forse davanti a un telefono in attesa di uno squillo: nelle loro case mute, non c’è più una presenza né umana né divina. È il silenzio della solitudine, dell’abbandono, della vecchiaia, dell’ estraneità. Invano si attende un segnale da Dio e dagli uomini. Quella che Ionesco rappresenta è, dunque, un’attesa più comune di quanto si pensi. Qualche volta non è lontana neppure da noi che forse siamo circondati da gente. Si ha, infatti, bisogno della voce di un angelo, cioè di una persona che ci ami, che si ricordi di noi con tenerezza e sincerità.

Tratto da: Gianfranco Ravasi, In attesa di Dio. Mattutino.

Preghiera

Dio onnipotente,
che ci chiami a preparare la via al Cristo Signore,
fa’ che per la debolezza della nostra fede
non ci stanchiamo di attendere
la consolante presenza del medico celeste.
Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo figlio che è Dio,
e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Amen

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